Calambrone, 1 novembre 2019 – La spiegazione del logo costruito e scelto per questi giorni è particolarmente interessante perché sintetizza alcuni elementi importanti per il nostro cammino. Si tratta di un’anfora marrone incompleta. Questa anfora richiama l’umanità e in particolare noi come umanità e fraternità in cammino.
L’anfora ha poi alcune crepe dorate, che indicano le fragilità della nostra umanità, della nostra fraternità, la fragilità della nostra contemporaneità ferita! Dorate perché, lette alla luce della presenza di Dio, favoriscono l’unità e diventano significative nell’oggi della nostra storia. Una tradizione giapponese chiamata kintsugi, o kintsukuroi, fa della riparazione dei vasi rotti una forma artistica particolare attraverso la quale le crepe di un vaso rotto, riparate con l’oro, invece di rimanere la causa della perdita del vaso, si trasformano nel punto prezioso del nuovo pezzo.
Dall’anfora esce uno zampillo di acqua azzurra, che disegna il profilo di un orecchio. È la generatività che scaturisce dall’ascolto della contemporaneità e di quanto Dio ci chiede in essa. L’acqua nuova esce in modo potente, capace di travolgere e non lasciare indifferente chi ci incontra.
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