Io la depongo da me stesso

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Giovedì Santo, 1 aprile 2021 – Commento al Mc 14,12-21 – In questo passo del Vangelo secondo Marco, in questo giorno del giovedì santo, la liturgia ci presenta e ci annuncia un Gesù che va consapevolmente, liberamente, verso la sua passione e morte. Gesù sembra avere presente tutti i dettagli: spiega ai discepoli nei minimi particolari ciò che deve accadere quel primo giorno degli Azzimi, di quella festa di Pasqua in cui il popolo ebraico ricordava la liberazione dalla schiavitù in Egitto a opera del Signore per mezzo del suo servo Mosè.

Gesù ha presente tutto, anche il tradimento di uno dei suoi discepoli più stretti: Giuda. E vi va incontro consapevolmente, liberamente, senza sottrarsi a ciò che ha davanti.

È venuto infatti il momento per Gesù, come forse a volte avviene anche per noi nella vita, in cui la via si fa più stretta che mai e in cui comprendiamo che la nostra libertà, l’unico modo che ci è restato per poter esercitare la nostra libertà, non è tanto e non è più fare quello che si vuole, ma volere quello che si fa. E Gesù ha imparato a volere, a scegliere liberamente e a vivere nell’amore ciò che gli altri fanno di lui. E questa libertà della sua coscienza, questa libertà interiore in cui egli si manifesta veramente come Signore degli eventi che pur lo attendono e che gli altri gli impongono, nessuno gliela può e gliela potrà mai togliere, su di essa nessuno può esercitare nessun potere, e dunque nessuno potrà mai renderlo schiavo.

Certo, questa libertà Gesù e il credente, il discepolo di Gesù, la può esercitare a un’unica condizione: essere disposto a pagare qualsiasi prezzo pur di rimanere libero, anche ad andare incontro alla morte; la nostra libertà, dunque, noi la troviamo solo nella misura in cui ci liberiamo dalla paura della morte. È la paura della morte, infatti, che ci toglie la libertà, e questa, in fondo, e solo questa, è la forza dell’avversario, forza da cui Gesù ci ha liberati liberandoci dal potere della morte, e dunque donandoci la possibilità di essere veramente uomini e donne liberi, come recita la Lettera agli Ebrei quando afferma che “Cristo è divenuto partecipe” della nostra condizione mortale “per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per paura della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita “ (Eb 2,14-15).

Così, poco prima della sua passione, nella quale altri sembrano togliergli la vita ed egli sembra essere trattato come un oggetto, passato di mano in mano, deriso, percosso, schiaffeggiato, sputacchiato, e infine crocifisso, fatto morire della morte degli schiavi e dei maledetti, Gesù può dire: “Nessuno mi toglie, mi strappa, mi rapisce, mi porta via, mi ruba la vita, ma io la depongo da me stesso” (cf. Gv 10,18). E questo è l’inizio della sua vittoria, questa sua libera consegna è già annuncio della sua effettiva vittoria sulla morte, è già annuncio della sua resurrezione, è già annuncio pasquale, per lui e per l’umanità intera.

Non solo, ma tale vittoria Gesù la compie non per un senso del dovere o di superiorità, ma solo per amore (cf. Gv 13,1), diventando così egli stesso annuncio che in lui è l’Amore e solo l’Amore che vince e che sconfigge definitivamente la morte.

Sorella Cecilia

Da https://www.monasterodibose.it/preghiera/vangelo-del-giorno/14464-io-la-depongo-da-me-stesso



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