Comunità in ascolto dello Spirito

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Progetto senza titolo – 1

Approfon…DIRE, dicembre 2024 – A cura di Mara Borsi fma – «Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare «è più che sentire». È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo «Spirito della verità», per conoscere ciò che Egli «dice alle Chiese». (Papa Francesco, in occasione del 50.mo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015)

Ma cosa vuol dire davvero convertirsi all’ascolto? E perché la dimensione “pneumatologica” della fede, che riguarda lo Spirito Santo, è stata a lungo trascurata nella vita della Chiesa? Perché una Chiesa fondata sull’ascolto e le relazioni ha bisogno di nuovi ministeri laicali? E cosa c’entra in tutto ciò il discernimento?

L’ascolto è il principio della vita della Chiesa. La fede nasce dall’ascolto, ci dice san Paolo. E il Papa, quasi facendo eco a questo principio, dice che una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto. E sottolinea come, il popolo santo di Dio, i pastori, il collegio episcopale, il vescovo di Roma debbano stare tutti in ascolto gli uni degli altri per ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese. È un aspetto, questo, fondamentale, che dobbiamo comprendere bene, perché ha a che fare con una conversione, potremmo dire, della Chiesa in Occidente.

Per una serie di ragioni storiche davvero possiamo parlare di un deficit pneumatologico della Chiesa latina.

Ripercorrendo il dibattito che ha caratterizzato la storia della Chiesa si arriva al Concilio che, superando le ragioni stesse della polemica recupera la dimensione pneumatologica.

Come comunità di credenti siamo chiamati a ricomprendere l’ascolto come ascolto dello Spirito, ascolto di ciò che lo Spirito dice alla Chiesa. Che cosa significa questo? 

Che in realtà la Chiesa è in cammino tra l’evento della salvezza compiuta in Cristo, il mistero pasquale e la parusia – tra il già il non ancora – è sempre, continuamente in ascolto dello Spirito, perché lo Spirito la guidi verso quel compimento nella fedeltà alla sua origine.

Se la Chiesa è una Chiesa dell’ascolto, è ovvio che noi dobbiamo muoverci in quella direzione.

Oggi, se c’è una necessità e una urgenza è quella proprio di ascoltare, di porsi in quella dimensione per cui c’è la possibilità di intercettare i bisogni, le situazioni di difficoltà, ma anche le istanze che nascono dalla vita del popolo di Dio. E nella logica del discernimento forse è il caso di individuare figure, competenze, capacità, forme, anche ministeriali, che garantiscano davvero l’ascolto all’interno della vita della Chiesa. Perché, se la Chiesa sinodale è una chiesa dell’ascolto e l’ascolto non diventa elemento strutturale, elemento vincolante della vita della Chiesa, si sono dette solo parole.

Nel momento in cui parliamo di ascolto stiamo esprimendo una urgenza, un’esigenza legata proprio a questo fatto: la Chiesa che ascolta lo Spirito è una Chiesa chiamata a imparare le pratiche del discernimento. E non del discernimento individuale soltanto: siamo chiamati a maturare un discernimento ecclesiale.

Una Chiesa dell’ascolto ha già gli strumenti per realizzare il discernimento. Quando i cristiani si riuniscono, quando si pongono in ascolto della Parola di Dio, nell’obbedienza allo Spirito, lì è la forma massima di discernimento che una Chiesa può maturare. È evidente che questo può essere applicato a tutti i livelli della vita della Chiesa, in una Chiesa particolare, nelle Conferenze episcopali o a livello continentale, e a livello della Chiesa universale, quindi, tenendo conto che davvero la Chiesa è un communio, è una comunione. E allora, perché la comunione sia effettiva, il principio è – e rimane – quello dell’ascolto.

Nelle nostre comunità educanti, nelle relazioni tra FMA, tra laici e nel vissuto della corresponsabilità nella missione educativa ci ascoltiamo forse poco?

Come il cammino Sinodale interroga e orienta le comunità educanti delle opere FMA?

Con umiltà rimetterci alla scuola del Maestro interiore, lo Spirito Santo, forse è la migliore strategia che possiamo progettare.



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