Arenzano, 5 aprile 2025 – Eravamo tante, ma proprio tante! Il piazzale del santuario Gesù Bambino di Praga ad Arenzano era gremito dei vari colori degli abiti delle suore e dei volti che si mescolavano sorridenti nei saluti e negli abbracci.
Convenute da tutta la Liguria per il Giubileo della vita consacrata promosso dall’USMI regionale (di cui sr Elide Degiovanni è l’attuale presedente), abbiamo iniziato sul sagrato la preghiera giubilare presieduta da Mons. Guglielmo Borghetti, vescovo di Albenga-Imperia e delegato del Clero e della vita consacrata della Conferenza Episcopale ligure.

Pellegrine di speranza sulla via della pace, siamo chiamate a vivere in totale fiducia in Dio, divenendo segni che dicono Gesù attraverso una vita vissuta in povertà, castità, obbedienza. Una vita semplice, vera, credibile, che parla attraverso gesti concreti ed umili, attraverso il silenzio di una preghiera fedele.
Una vita che non ha paura della notte perché sa che è abitata da Dio. Facciamoci amici/che di Nicodemo – dice Mons. Borghetti nell’omelia – il fariseo che incontriamo nel Vangelo, un uomo che cerca Gesù nella notte e con coraggio decide di seguirlo fino alla fine, pur essendo un membro del Sinedrio.
Dopo la Messa nel Santuario, abbiamo vissuto un momento molto significativo nell’auditorium dove è stata presentata la nuova presidente del Consiglio regionale USMI, la nostra Ispettrice, sr Elide Degiovanni insieme alle sue consigliere. Sono poi salite sul palco le delegate diocesane.
Poi Mons. Borghetti ha preso la parola e con spontaneità ha continuato ad indicarci come si può “servire la speranza vivendo l’umano quale manifestazione del divino”. Ci ha invitato a “guardarci” non per compiacerci di noi stesse, ma per vedere la “bellezza” del nostro essere segno. Guardarci e “contarci”, non per la soddisfazione di vederci in tanti, ma perché si prova consolazione e forza nel sapere che ci sono tante sorelle e fratelli che stanno facendo il nostro stesso cammino e sono sulla nostra strada. È fraternità che incoraggia, ci guarisce dal lamento e lo “muta” in danza. Danzare la vita vivendola in pienezza, nella concretezza del nostro giorno, con la nostra umanità anche se a volte è un po’ sgangherata. Il passo di danza è contagioso, invita, diventa festa, annuncio della gioia del Risorto.
Sr Teresita

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