Educare una coscienza consapevole

·

·

Approfon…DIRE, aprile 2021 – Ecopedagogia 6 – a cura di sr Mara Borsi – La dimensione planetaria richiede una profonda consapevolezza ecologica, vale a dire la formazione di una coscienza consapevole di essere parte della Terra, di quel pianeta vivo e intelligente che chiede all’essere umano di stabilire relazioni planetarie, dinamiche e sinergiche, che obbliga a creare nuove forme di solidarietà per proteggere tutta la vita e orienta ad assumere nuove responsabilità etiche per fondare una cittadinanza mondiale (cf A. Bárcena  1997).

Le mete di questo importante processo sono:

  • la formazione di uomini e donne capaci di mettere in atto stili di vita adeguati allo sviluppo sostenibile;
  • la costruzione di nuove forme di convivenza su scala planetaria;
  • la ridefinizione globale delle relazioni con l’ambiente e con la tecnologia;
  • il potenziamento nelle persone delle capacità di partecipazione, intuizione, creatività, solidarietà, flessibilità e collaborazione.

Non si può parlare di cittadinanza planetaria senza tenere presente la dimensione sociale dello sviluppo sostenibile. Risulta pure evidente che l’ecologia naturale non può esistere senza l’ecologia sociale: né l’una, né l’altra si ottengono senza il contributo del cittadino consapevole e responsabile dell’ambiente (Cf Gutierrez – Cruz Prado 2000).

La mentalità planetaria si concretizza nel profilo di un cittadino consapevole capace di mobilitare la propria sensibilità, immaginazione, volontà e il proprio talento intellettuale in un impegno che si estende dallo sviluppo personale a quello sociale. Le potenzialità della persona si trasformano così in catalizzatori di una energia sociale trasformatrice.

Educare le nuove generazioni al rispetto della casa comune è strategico ed è fonte di futuro e di speranza. Ma educare come? Attraverso quale pedagogia? Le grandi vie possono essere ricondotte sostanzialmente a due: la pedagogia del proclama o della domanda.

La pedagogia del proclama comporta metodologie espositive, dichiarative e in ultima istanza impositive con una precisa enfasi sui messaggi e sui contenuti, inoltre, tale pedagogia non dà rilievo agli interlocutori. Al contrario la pedagogia della domanda parte proprio dai protagonisti e prima di tutto cerca di soddisfare le necessità non soddisfatte, dando vita a processi imprevedibili, generatori di iniziative, proposte e soluzioni.

Da un punto di vista pedagogico è importante ricordare che il discorso proclamato ha un significato univoco, universale, chiaro, scientifico, mentre invece il discorso della domanda nel suo divenire è molto più fragile, flessibile, meno strutturato, in sostanza processuale perché collegato a molteplici circostanze dovute all’immensa varietà delle situazioni concrete.

L’educazione che si radica sul processo della domanda cerca sempre di costruire un presente capace di progettare un futuro migliore.



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *