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Livorno, 17 febbraio 2025 – Polo scolastico FMA Livorno – È ben nota l’intuizione pedagogica di san Giovanni Bosco di riconoscere il valore educativo del teatro e di introdurlo nella vita quotidiana delle istituzioni educative da lui fondate. Il teatro è da sempre uno dei mezzi educativi fondamentali attraverso il quale un ragazzo impara a socializzare.
Facendo teatro, infatti, si scopre che la vera performance inizia dalla scoperta di se stessi in interazione con gli atri.
Don Bosco colse fin da subito l’importanza di praticare quest’arte nelle sue case salesiane; riteneva infatti che attraverso la realizzazione di piccoli spettacoli teatrali, i giovani potessero scoprire se stessi, il corpo e il suo linguaggio non verbale (cosa il corpo comunica quando si muove e quando sta fermo, come e quando lo fa), le proprie emozioni (da dove provengono, come si manifestano, come scoprirle e utilizzare il giusto canale comunicativo), i propri talenti e i propri limiti. Per lui non esisteva il teatro fine a se stesso, il teatro doveva essere educativo, per questo era importante la presenza di educatori e formatori. Egli stesso sosteneva che il teatro:
1. “È scuola di moralità, di buon vivere sociale e, talora, di santità.
2. Sviluppa assai la mente di chi recita e gli dà disinvoltura.
3. Reca allegria ai giovani che vi pensano molti giorni prima e molti giorni dopo. L’allegria, svegliata da questi teatrini, decise alcuni a fermarsi in congregazione.
4. È uno dei mezzi potentissimi per occupare le menti. Quanti pensieri cattivi o cattivi discorsi allontana, richiamando ivi tutta l’attenzione e tutte le conversazioni!
5. Attira molti giovani nei nostri collegi, perché nelle vacanze i nostri allievi raccontano ai parenti, ai compagni, agli amici l’allegria delle nostre case”.
Fare teatro oggi, quindi, è utile non solo per il singolo ragazzo, ma per il territorio intero. Attraverso un esempio “sano” di teatro, infatti, la pedagogia di don Bosco può lasciare un’impronta forte nella società che cresce.
Ed ecco che ad una settimana di distanza dalla messa in scena di Rapunzel, ad opera del nostro Polo Scolastico, non possiamo non riconoscere la bellezza di questa esperienza. L’eco che ancora risuona è più che positiva e ripaga di ogni fatica. Tante le energie messe in campo da parte di altrettanti attori: alunni, docenti, animatori, ex-alunni, genitori, cooperatori, Figlie di Maria Ausiliatrice… proprio questa è la caratteristica di questa esperienza: tante ‘vocazioni’ che insieme si confrontano e si incontrano su un palco dando vita a qualcosa di grande e di bello per far festa a don Bosco.
Rapunzel quest’anno è stata una fiaba pienamente in linea con il percorso pastorale che ha per tema la speranza. La giornalista Francesca Suggi, che a questa esperienza ha dedicato un articolo su “Il Tirreno”, ha evidenziato quanto segue: “Ma cosa ha a che fare Rapunzel con Don Bosco? In questo anno gli ambienti salesiani, in sintonia con il cammino della Chiesa, affrontano il tema della Speranza. Questa fiaba è carica di personaggi che sperano, ciascuno qualcosa, nella consapevolezza che proprio la speranza che portano in cuore diviene quotidianamente un motivo per vivere: il re e la regina sperano di ritrovare la figlia, Gothel (la cattiva della situazione) spera di ottenere l’eterna giovinezza, Rapunzel spera di ritrovare i propri genitori e, conseguentemente, se stessa. La storia si conclude con il ritorno a casa, dal padre, esperienza che faremo in questo anno giubilare; il Giubileo della Speranza è un cammino che ci fa sentire amati da Padre e ci conduce al Suo abbraccio”.
Grazie a tutti coloro che hanno reso possibile questa esperienza ed in particolare a Marco Mazzi (regista e coreografo), a Dimitri Cappagli (che ha curato l’aspetto musicale), alle docenti che hanno curato le coreografie (Antonella Giandalia, Cristina Simonti, Elena Turchi, Giulia Turchi, Michela Gazzarri, Paola Spallino), a chi ha cucito i vestiti, stirato, dipinto, procurato materiali, spostato scenografie… e non per ultimo un grazie a Don Bosco, che ci offre questa opportunità per far festa, perché, come diceva Madre Mazzarello, sappiamo bene che “la gioia nasce da un cuore che ama molto Dio”!
Matteo Pantani
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Da https://www.fmalivorno.it/rapunzel-quando-il-teatro-e-salesiano/
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